Cattolico a modo mio – di Gianni Pardo

Per i protestanti uno dei capisaldi della dottrina è la libera interpretazione delle Scritture; per i cattoli­ci l’unica lettura corretta è quella che impone la Chiesa. Il Cattolicesimo è una religione minuziosamente codificata: i suoi principi sono immutabili; il Papa è infallibile quando parla ex cathedra; chi nega anche uno solo dei dogmi (“verità di fede”) è un eretico. Fino al 1949 era lecito pensare che le ossa di Maria Vergine fossero essere da qualche parte in Palestina, dal 1950 (proclamazione del dogma dell’As­sunzione), chi lo pensasse sarebbe eretico. In materia di fede la Chiesa Cattolica non lascia nessuno spazio per la libertà intellettuale. Il ragiona­mento puramente logico è chiamato libero pensiero ed è condan­nato. Una simile istituzione non piace? Nessuno è obbligato ad essere cattolico. Nessuno però può pretendere di appartenere ad una data chiesa se non sottostà alle sue condizioni. Il divieto di mangiare carne di maiale sarà pure stupido ma la religione islamica l’impone: dunque chi vuol essere un musulmano osservan­te non può consumarla.

Sbaglia chi dice: “Sono cattolico ma a modo mio. Non credo a tutto quello che dicono i preti”. Infatti così si confessa  protestante: quegli eretici che negano l’autorità papale e alcuni sacramenti.

La Chiesa sa di avere una dottrina rude e poco attuale. Se la mostrasse nella sua nuda natura, ben pochi oserebbe­ro proclamarsi cattolici. E infatti i preti giocano sull’equivoco: questi due giovani hanno fatto l’amore? E allooora! Deus Caritas est. Se Dio è amore, l’amore non è peccato. Bella battuta, ma confonde Caritas e scopate. Per la dottrina il sesso fuori dal matrimonio è peccato mortale e l’assoluzione si può ottenere solo promettendo seriamente di non commettere più lo stesso peccato. O i parroci possono abrogare il Decalogo? Purtroppo la Chiesa di base tende ad un successo quantitativo: preferisce migliaia di finti fedeli che vivono da pagani a pochi veri credenti, segno di contraddizione.

“Ma forse la dottrina della Chiesa si è evoluta”, azzarda qualcuno: e invece per le questioni di dottrina la  dottrina della Chiesa non può evolversi. Il celibato dei preti è una tradizione e domani la Chiesa potrebbe permettere ai preti di sposarsi: ma né domani né mai la Chiesa potrà rinunciare alla Trinità. O perfino all’assunzione in cielo del corpo di Maria. Perché secondo la dottrina della Chiesa i dogmi sono proclamati su ispirazione dello Spirito Santo ed è difficile immaginare Dio che cambia opinione e dice: “Scusatemi, ho sba­gliato”.

Quando Paolo VI ha riaffermato la verità dell’Inferno senza fine molti si sono scandalizzati: una simile spietatezza era fuori moda e molti la davano per assurda. Invece l’Inferno è citato nel Credo e questo testo (simbolo di Nicea) è tecnicamente una lista di verità di fede per distinguere i cristiani dai non cristiani. La Chiesa le sue opinioni le ha enunciate come verità immutabili ed ha anche stabilito che non poteva sbagliarsi.

Molta brave gente crede che basti essere persone per bene per essere buoni cattolici. E questa è una grossa bestialità. Non solo morale e religione non sono la stessa cosa ma possono entrare in conflitto. Abramo che si appresta a sacrificare l’attesissimo e diletto figlio Isacco viola la più importante delle leggi morali (non uccidere, il proprio figlio per giunta), ma Abramo è un patriarca proprio perché obbedisce al comando divino. Il messaggio è: non è giusto fare ciò che è giusto, è giusto fare ciò che Dio ordina. Dovendo scegliere fra la norma morale e la norma religiosa il cattolico deve scegliere la norma religiosa. E non solo nei lontani tempi biblici: oggi un uomo deve cercare di avere figli, anche se poi non avrà di che nutrirli? Per la Chiesa sì, non ci sono dubbi. L’uso del preservativo è pecca­to mentre il fatto che una nidiata di bambi­ni muoia di fame non è peccato: è un problema da lasciare alla Divina Provvidenza.

Rimane certo possibile essere buoni cattolici. Basta astenersi dal sesso fuori dal matrimonio. Basta non divorziare. Basta, se separati, rinunciare al sesso fino alla morte (cinquant’anni di castità), senza neppure il conforto dell’auto-soddisfazione.  E comunque il buon cattolico deve rinunziare a qualunque cosa pur di non perdere la messa la domenica: qualunque cosa è infatti meno importante di un peccato mortale che in quanto tale conduce all’inferno. Quanta gente segue questo precetto?

Il Cattolicesimo è una religione incapace di convivere quietamente con tutti i nostri inte­ressi e i nostri capricci. Perché pretendere allora di essere cattolici, se non lo si è?