MISONEISMO di Gianni Pardo

È notizia di questi giorni: la sinistra conta di fare di tutto per impedire la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. La ragione vera è che si vuole andare contro il governo, checché faccia, ma la decenza vuole che si alleghino altre ragioni. Che immagino si troveranno sui giornali. E tuttavia ci si può dispensare dal leggerle, perché saranno pretestuose e in realtà fondate su un argomento molto antico e molto potente, il misoneismo: è una cosa nuova? Allora è pericolosa.
Questo atteggiamento pregiudiziale si è avuto infinite volte, in passato. Rispetto ad una tale quantità di cose che, quando i giornali o gli storici le elencano, le liste risultano lunghissime e addirittura ripetitive. Ovviamente il miglior secolo, per trovare degli esempi, è l’Ottocento: infatti il XVIII secolo è stato quello della scienza teorica, mentre il successivo è stato il trionfo della scienza applicata, della tecnologia, di tutto quel progresso che ha cambiato la nostra vita di tutti i giorni. E tuttavia gli intellettuali, invece di vedere i vantaggi delle novità, hanno sempre gridato l’allarme contro l’Apocalisse. Un esempio per tutti: la fortissima ostilità alle ferrovie. Contro di esse si è detto il peggio del peggio, perfino che le mucche, spaventate a morte, non avrebbero più prodotto latte. Oggi, a parlare del pericolo delle ferrovie, si passerebbe per pazzi; allora, a dirsi ottimisti, si sarebbe passati per incoscienti.
Dunque qual è la colpa del Ponte sullo Stretto di Messina? Quella di essere nuovo. Quella di essere audace. Quella di abbisognare di una lunga campata centrale, di fondamenta solidissime, della capacità di resistere anche ai terremoti. Come se tutte queste cose gli ingegneri non le sapessero. Ma il misoneista la sa sempre più lunga ed è capace delle ipotesi più surreali. «E se un grosso meteorite cadesse sul centro del Ponte? E se ci fosse un terremoto di livello 10?» Uno obietta: «Non non c’è mai stato, che io sappia», ma quello non demorde: «Giusto. Ma se ci fosse?» Dopo di che va a dormire nella sua casa che forse non resisterebbe ad un terremoto di livello 6.
Il misoneismo è una delle più potenti molle dell’umanità. Quanta gente sa che cosa sono, esattamente, le cellule staminali? Ma, all’idea che esse potrebbero fare miracoli nella medicina, molti esclamano: «Vade retro!» (vai via, come si diceva al demonio). Sono coraggiosissimi nel rifiutare i rimedi ai mali altrui. Lo stesso perfino per l’ipotesi teorica dell’immortalità. «Se ti offrissero di non morire mai, ti piacerebbe?». A questa domanda, dalla risposta ovvia, molti dicono di no, semplicemente perché l’immortalità sarebbe una cosa nuova. E credono stupidamente che, da vecchi, non gli dispiacerà morire. E volete che gente del genere sia a favore del Ponte?
Ecco perché i governanti in questo senso non dovrebbero essere troppo democratici ma dovrebbero fare il bene del popolo, anche quando il popolo, in materia di novità, va contro il proprio interesse. Quanto tempo c’è voluto, perché le masse comprendessero l’utilità della scoperta di Louis Pasteur? Io non credevo che se ne sarebbe ancora discusso, un secolo e mezzo dopo, ma mi sbagliavo: in occasione della pandemia abbiamo avuto una resurrezione di questi pregiudizi. Finché si è criticato un singolo vaccino, passi. Malattia nuova, vaccino nuovo. E questo vaccino potrebbe anche essere difettoso. Ma la critica spesso è stata contro tutti i vaccini, contro il principio stesso del vaccino, contro la scoperta di Pasteur, buonanima.
Montanelli amava un detto: «Sono il loro capo e dunque li seguo». Intendeva che il modo più semplice di governare è seguire ciò che il popolo vuole sul momento, anche se è la cosa sbagliata. Invece il grande Uomo di Stato sa guardare lontano e non segue tanto gli umori popolari quanto ciò che gli insegnano la storia, l’economia, la polemologia, la politica e il buon senso. Un esempio clamoroso l’ho vissuto personalmente, per giunta stando dalla parte sbagliata. Anni fa, imperversava ancora la guerra d’Algeria e la Francia era in crisi. Tanto che chiamò a soccorrerla chi già l’aveva salvata una volta, Charles De Gaulle. Questi rassicurò anche i coloni francesi d’Algeria, gridando loro in piazza un famoso: «Je vous ai compris!» (vi ho capiti). Dopo di che consegnò l’Algeria agli algerini e invitò i francesi a rientrare in Francia. Ne fui molto deluso, malgrado la mia quasi venerazione per quell’uomo. Ma a conti fatti, tanti anni dopo, possiamo dire che le Grand Charles sbagliò?
Ecco, De Gaulle avrebbe fatto il Ponte sullo Stretto, esattamente come dette la bomba atomica alla Francia: cose che certamente Elly Schlein e Giuseppe Conte al suo posto non avrebbero fatto. Ma difficilmente alla Schlein sarà dedicata una piazza come quella in cui, a Parigi, c’è l’Arc de Triomphe.

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